Tavolo tecnico per la riforma della professione notarile
Ieri si è svolta la seconda riunione del tavolo tecnico di riforma del notariato presso il Ministero della
Giustizia.
La prolusione, dopo l’indirizzo di saluto del Presidente del Tavolo, è stata affidata al Consigliere
Massimo Ferro, Presidente della Commissione di concorso notarile per il quale è in dirittura d’arrivo
la correzione degli elaborati; nella sua organica relazione ha evidenziato le criticità che il concorso
ha rivelato negli ultimi anni, sulla base della sua personale esperienza e di quella dei suoi più
immediati predecessori, in particolare la scarsa preparazione dei candidati specie nella redazione
degli atti (scarni) e nella loro motivazione (standard e non improntata allo sviluppo di un
ragionamento logico, profondo e personale) che tradisce un approccio casistico e lacunoso, la
provenienza dei commissari in prevalenza da un’unica area geografica, con mortificazione della
pluralità di sensibilità, il numero di notai pensionati e il conseguente fenomeno delle dimissioni, la
pletora di testi normativi depositati dal candidato (fino a 20), non scevri da commenti mascherati
con diverse e sempre più sofisticate tecniche.
Il Presidente del Consiglio Nazionale del Notariato ha sottolineato:
– il disagio di essere seduti intorno ad un tavolo che, partendo dal riconoscimento della centralità del
ruolo del notaio nell’attuale Sistema Paese, studi come migliorarne la declinazione della pubblica
funzione, preoccupandosi, come primo tema, di affrontare l’accesso e la formazione, mentre nel
frattempo un inaspettato emendamento, inserito nel contesto di un disegno di legge di
semplificazione fiscale, mira a sottrarne competenze, minando quella medesima pubblica funzione di
cui si riconosce la decisiva importanza;
– la preoccupazione per le ripercussioni che per il Sistema Paese comporterebbe l’assenza del notaio
in un settore così delicato come quello dei trasferimenti di azienda e per i giovani che desiderano
affrontare il lungo e faticoso percorso per divenire notai, in un clima di assoluta incertezza ed
instabilità.
A fronte di tali preoccupazioni, il Presidente Gancitano ha ribadito la contrarietà del Ministro a
quell’emendamento che, nel corso della giornata, si è tradotta in un formale parere negativo.
Nell’affrontare il tema al centro del tavolo (accesso e formazione) tutti coloro che hanno preso la
parola hanno convenuto sulla necessità di rielaborare un percorso che non miri meramente ad
addestrare i candidati a superare il concorso ma a formare notai, pubblici ufficiali consapevoli del
proprio ruolo, preparati deontologicamente e professionalmente ad affrontare la vita lavorativa
all’indomani del superamento del concorso e del conseguente periodo di tirocinio obbligatorio: 1)
istituzionalizzando una presenza organica del Notariato già nelle Università con cattedre di diritto
notarile e, nell’ottica di una riforma del percorso universitario, di insegnamenti professionalizzanti
nell’ultima parte della carriera universitaria (la crisi delle vocazioni ha motivazioni non solo di
carattere economico ma anche di scarsa conoscenza della figura del notaio);
2) rendendo più proficua ed assidua la pratica presso lo studio notarile (secondo qualcuno anche
con qualche incentivo economico su base volontaria riconducibile all’alveo dell’apprendistato) e
accompagnandola con la frequentazione di una Scuola Superiore Nazionale del Notariato, da
istituire, che affianchi le altre realtà didattiche istituzionali locali ed agisca in sinergia con le stesse,
che sia aperta a tutti, abbienti e meno abbienti, che rifiuti un approccio eccessivamente casistico
nella metodologia d’insegnamento, privilegiando l’approfondimento degli istituti giuridici e la
capacità di ragionamento;
3) rivedendo l’attuale organizzazione del concorso: nei tempi eccessivamente lunghi di correzione
degli elaborati (alcuni hanno proposto di ridurre a due le prove scritte, altri di implementare il
numero dei commissari e conseguentemente delle sottocommissioni, di introdurre anche modalità
telematiche di riunione delle sottocommissioni, di sostituire una delle prove scritte con una nuova
formula di preselezione), nell’incertezza della calendarizzazione (proponendo di stabilizzarla
individuando un preciso periodo dell’anno in cui svolgere le prove scritte), nella scarsa motivazione
ed incentivazione dei commissari, specie notai (sopperendovi sia dal punto di vista economico che
favorendo la partecipazione di notai giovani e di colleghi che insegnino nelle scuole istituzionali);
nella formulazione dei temi, dando maggiore rilievo alla parte pratica come naturale conseguenza
del nuovo percorso formativo prefigurato ed inserendo elementi di materie attualmente non
contemplate sia agli scritti che agli orali;
4) rivedendo il tirocinio post concorso nei tempi e nelle modalità di svolgimento (anche anticipando
la possibilità del coadiutorato), facendo sì che il neo notaio sia in grado, spirato quel tempo, di
organizzare lo studio ed affrontare i casi che la vita professionale gli presenterà.
Questa la cornice e le direttrici, sulle quali c’è stata generale convergenza ed apprezzamento anche
da parte del Presidente Ferro e degli Archivi Notarili.
Le proposte di soluzioni più concrete, auspicata sintesi di quelle prefigurate in via generale, saranno
oggetto di elaborazione e successiva discussione nei prossimi incontri.
Al Ministro della Giustizia la parola finale.
(Fonte_R.U.N./Sezione informazione/Tavolo tecnico riforma del Notariato).
Ieri si è svolta la seconda riunione del tavolo tecnico di riforma del notariato presso il Ministero della
Giustizia.
La prolusione, dopo l’indirizzo di saluto del Presidente del Tavolo, è stata affidata al Consigliere
Massimo Ferro, Presidente della Commissione di concorso notarile per il quale è in dirittura d’arrivo
la correzione degli elaborati; nella sua organica relazione ha evidenziato le criticità che il concorso
ha rivelato negli ultimi anni, sulla base della sua personale esperienza e di quella dei suoi più
immediati predecessori, in particolare la scarsa preparazione dei candidati specie nella redazione
degli atti (scarni) e nella loro motivazione (standard e non improntata allo sviluppo di un
ragionamento logico, profondo e personale) che tradisce un approccio casistico e lacunoso, la
provenienza dei commissari in prevalenza da un’unica area geografica, con mortificazione della
pluralità di sensibilità, il numero di notai pensionati e il conseguente fenomeno delle dimissioni, la
pletora di testi normativi depositati dal candidato (fino a 20), non scevri da commenti mascherati
con diverse e sempre più sofisticate tecniche.
Il Presidente del Consiglio Nazionale del Notariato ha sottolineato:
– il disagio di essere seduti intorno ad un tavolo che, partendo dal riconoscimento della centralità del
ruolo del notaio nell’attuale Sistema Paese, studi come migliorarne la declinazione della pubblica
funzione, preoccupandosi, come primo tema, di affrontare l’accesso e la formazione, mentre nel
frattempo un inaspettato emendamento, inserito nel contesto di un disegno di legge di
semplificazione fiscale, mira a sottrarne competenze, minando quella medesima pubblica funzione di
cui si riconosce la decisiva importanza;
– la preoccupazione per le ripercussioni che per il Sistema Paese comporterebbe l’assenza del notaio
in un settore così delicato come quello dei trasferimenti di azienda e per i giovani che desiderano
affrontare il lungo e faticoso percorso per divenire notai, in un clima di assoluta incertezza ed
instabilità.
A fronte di tali preoccupazioni, il Presidente Gancitano ha ribadito la contrarietà del Ministro a
quell’emendamento che, nel corso della giornata, si è tradotta in un formale parere negativo.
Nell’affrontare il tema al centro del tavolo (accesso e formazione) tutti coloro che hanno preso la
parola hanno convenuto sulla necessità di rielaborare un percorso che non miri meramente ad
addestrare i candidati a superare il concorso ma a formare notai, pubblici ufficiali consapevoli del
proprio ruolo, preparati deontologicamente e professionalmente ad affrontare la vita lavorativa
all’indomani del superamento del concorso e del conseguente periodo di tirocinio obbligatorio: 1)
istituzionalizzando una presenza organica del Notariato già nelle Università con cattedre di diritto
notarile e, nell’ottica di una riforma del percorso universitario, di insegnamenti professionalizzanti
nell’ultima parte della carriera universitaria (la crisi delle vocazioni ha motivazioni non solo di
carattere economico ma anche di scarsa conoscenza della figura del notaio);
2) rendendo più proficua ed assidua la pratica presso lo studio notarile (secondo qualcuno anche
con qualche incentivo economico su base volontaria riconducibile all’alveo dell’apprendistato) e
accompagnandola con la frequentazione di una Scuola Superiore Nazionale del Notariato, da
istituire, che affianchi le altre realtà didattiche istituzionali locali ed agisca in sinergia con le stesse,
che sia aperta a tutti, abbienti e meno abbienti, che rifiuti un approccio eccessivamente casistico
nella metodologia d’insegnamento, privilegiando l’approfondimento degli istituti giuridici e la
capacità di ragionamento;
3) rivedendo l’attuale organizzazione del concorso: nei tempi eccessivamente lunghi di correzione
degli elaborati (alcuni hanno proposto di ridurre a due le prove scritte, altri di implementare il
numero dei commissari e conseguentemente delle sottocommissioni, di introdurre anche modalità
telematiche di riunione delle sottocommissioni, di sostituire una delle prove scritte con una nuova
formula di preselezione), nell’incertezza della calendarizzazione (proponendo di stabilizzarla
individuando un preciso periodo dell’anno in cui svolgere le prove scritte), nella scarsa motivazione
ed incentivazione dei commissari, specie notai (sopperendovi sia dal punto di vista economico che
favorendo la partecipazione di notai giovani e di colleghi che insegnino nelle scuole istituzionali);
nella formulazione dei temi, dando maggiore rilievo alla parte pratica come naturale conseguenza
del nuovo percorso formativo prefigurato ed inserendo elementi di materie attualmente non
contemplate sia agli scritti che agli orali;
4) rivedendo il tirocinio post concorso nei tempi e nelle modalità di svolgimento (anche anticipando
la possibilità del coadiutorato), facendo sì che il neo notaio sia in grado, spirato quel tempo, di
organizzare lo studio ed affrontare i casi che la vita professionale gli presenterà.
Questa la cornice e le direttrici, sulle quali c’è stata generale convergenza ed apprezzamento anche
da parte del Presidente Ferro e degli Archivi Notarili.
Le proposte di soluzioni più concrete, auspicata sintesi di quelle prefigurate in via generale, saranno
oggetto di elaborazione e successiva discussione nei prossimi incontri.
Al Ministro della Giustizia la parola finale.
(Fonte_R.U.N./Sezione informazione/Tavolo tecnico riforma del Notariato).